— Anche la vostra nipote è cresciuta, osservò padron Fortunato — e sarebbe tempo di maritarla.
— Se il Signore le manda un buon partito noi non vogliamo altro, rispose padron 'Ntoni.
— «Matrimonii e vescovadi dal cielo sono destinati» aggiunse comare la Longa.
— «A buon cavallo non gli manca sella» — conchiuse padron Fortunato; ad una ragazza come vostra nipote un buon partito non può mancare.
Mena stava seduta accanto al giovanotto, com'è l'uso, ma non alzava gli occhi dal grembiule, e Brasi si lamentava con suo padre, quando se ne andarono, che ella non gli avesse offerto il piatto con i ceci.
— Che ne volevi ancora! gli diè sulla voce padron Fortunato, quando furono lontani; se non si sentiva rosicare altri che te, come ci fosse un mulo davanti a un sacco d'orzo! Guarda che ti sei lasciato cascare il vino sui calzoni, Giufà! e mi hai rovinato un vestito nuovo!
Padron 'Ntoni tutto contento si fregava le mani, e diceva alla nuora:
— Non mi par vero d'essere in porto, coll'aiuto di Dio! La Mena non avrà nulla da desiderare, ed ora aggiusteremo tutte le altre nostre cosucce e potrete dire «Lasciò detto il povero nonno, il riso con i guai vanno a vicenda».
Quel sabato, verso sera, la Nunziata venne a prendere un pugno di fave per i suoi bambini e disse: — Compare Alfio se ne va domani. Sta levando tutta la sua roba.
Mena si fece bianca e smise di tessere.
Nella casa di compar Alfio c'era il lume, e ogni cosa sottosopra. Egli venne a picchiare all'uscio poco dopo, e aveva la faccia in un certo modo anche lui, e faceva e disfaceva dei nodi alla frusta che teneva in mano.
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