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      — Gli leccano le scarpe perché gli devono quei soldi della casa! andava borbottando la Zuppidda.
      — Anche a mio marito gli devono più di cinquanta lire per la Provvidenza. Domani voglio farmeli dare.
      — Lasciate stare, mamma! lasciate stare! supplicava la Barbara. Ma anch'ella aveva tanto di muso, perché non aveva potuto mettere la veste nuova, e quasi quasi si pentiva dei soldi spesi pel basilico che aveva mandato a comare Mena; e 'Ntoni il quale era venuto a prenderle, lo rimandarono mogio mogio, che il giubbone nuovo gli cascava di dosso. Madre e figlia poi stavano a guardare dal cortile, mentre infornavano il pane, la babilonia che c'era in casa dei Malavoglia, tanto che le voci e le risate si udivano fin là, per farle arrabbiare maggiormente. La casa del nespolo era piena di gente, come quando era morto compare Bastianazzo; e Mena, senza spadina d'argento e coi capelli spartiti sulla fronte, pareva tutt'altra, talché tutte le comari le facevano ressa intorno, e non si sarebbe sentita una cannonata dal cicaleccio e dalla festa. Piedipapera sembrava che facesse il solletico alle donne, tante ne diceva, mentre l'avvocato stava preparando le carte, giacché a mandare l'usciere c'era tempo, aveva detto lo zio Crocifisso; persino padron Cipolla si lasciò andare a dir delle barzellette, alle quali rideva soltanto suo figlio Brasi; e tutti parlavano in una volta, mentre i monelli si disputavano le fave e le castagne fra le gambe della gente. La stessa Longa, poveretta, aveva dimenticato i suoi guai dalla contentezza; e padron 'Ntoni, seduto sul muricciuolo, diceva di sì col capo, e rideva tutto solo.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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