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      — Il figlio di Maruzza la Longa ci era anche lui sul Re d'Italia, osservò don Silvestro, il quale si era accostato per sentire.
      — Ora vado a dirlo a mia moglie! saltò su mastro Turi Zuppiddu, così si persuaderà ad andarci da comare Maruzza, ché i musi lunghi non mi piacciono, fra vicini ed amici.
      Ma intanto la Longa non ne sapeva nulla, poveraccia! e rideva ed era in festa coi parenti e gli amici.
      Il soldato non finiva di chiacchierare con quelli che volevano ascoltarlo, giocando colle braccia come un predicatore. — Sì, c'erano anche dei siciliani; ce n'erano di tutti i paesi. Del resto, sapete, quando suona la generale nelle batterie, non si sente più né scia né vossia, e le carabine le fanno parlar tutti allo stesso modo. Bravi giovanotti tutti! e con del fegato sotto la camicia. Sentite, quando si è visto quello che hanno veduto questi occhi, e come ci stavano quei ragazzi a fare il loro dovere, per la Madonna! questo cappello qui lo si può portare sull'orecchio!
      Il giovanotto aveva gli occhi lustri, ma diceva che non era nulla, ed era perché aveva bevuto. — Si chiamava il Re d'Italia, un bastimento come non ce n'erano altri, colla corazza, vuol dire come chi dicesse voi altre donne che avete il busto, e questo busto fosse di ferro, che potrebbero spararvi addosso una cannonata senza farvi nulla. È andato a fondo in un momento, e non l'abbiamo visto più, in mezzo al fumo, un fumo come se ci fossero state venti fornaci di mattone, lo sapete?
      — A Catania c'era una casa del diavolo! aggiunse lo speziale.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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