E don Silvestro, sentendo questo, diceva a Vanni Pizzuto:
— Bel guadagno che ci avete fatto, a levarvi d'addosso 'Ntoni di padron 'Ntoni, ora che la Barbara ha messo gli occhi addosso a don Michele!
— Se ce li ha messi li leverà, ché sua madre non può vedere né sbirri, né mangiapane, né forestieri.
— Vedrete, vedrete; la Barbara ha ventitre anni, e se si mette in testa che ad aspettare ancora il marito comincia a far la muffa, se lo piglia, colle buone o colle cattive. Volete scommettere dodici tarì che si parlano dalla finestra? — E tirò fuori il pezzo da cinque lire nuovo.
— Io non voglio scommettere niente! rispose Pizzuto, stringendosi nelle spalle. — A me non me ne importa un corno.
Quelli che stavano a sentire, Piedipapera e Rocco Spatu, si scompisciavano dalle risa. — Ve lo faccio per niente — aggiunse don Silvestro, messo di buon umore; e se ne andò cogli altri a chiacchierare con lo zio Santoro, davanti all'osteria. — Sentite, zio Santoro, volete guadagnarvi dodici tarì? e cavò fuori la moneta nuova, sebbene lo zio Santoro non ci vedesse. — Mastro Vanni Pizzuto vuol scommettere dodici tarì che ora don Michele il brigadiere va a parlare colla Barbara Zuppidda, la sera. Volete buscarveli voi quei dodici tarì?
— O anime sante del purgatorio! esclamò baciando il rosario lo zio Santoro, il quale era stato ad ascoltare tutto intento, cogli occhi spenti; ma egli era inquieto, e muoveva le labbra di qua e di là, come fa delle orecchie un cane da caccia che sente la pedata.
— Sono amici, non temete — aggiunse don Silvestro sghignazzando.
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