Dopo pranzo prese il cappello e il ferraiuolo, e andò a fare una visita alla Zuppidda. — Ci dev'essere sotto qualche cosa! borbottava dal canto suo donna Rosolina. Ci dev'essere qualche sudiceria fra suor Mariangela e la Zuppidda, sotto il sigillo della confessione. E si mise alla finestra per vedere quanto ci stava suo fratello, nella casa di comare Venera.
La Zuppidda saltò su tutte le furie all'udire quello che le mandava a dire suor Mariangela con don Giammaria, e si mise sul ballatoio a gridare che lei non ne voleva roba degli altri, aprisse bene le orecchie la Santuzza! che se vedeva passare don Michele per la sua strada voleva cavargli gli occhi con la conocchia che teneva in mano, in barba alla pistola che portava sulla pancia, giacché ella non aveva paura né delle pistole né di nessuno, e sua figlia non l'avrebbe data a uno che si mangiava il pane del re e faceva lo sbirro, ed era nel peccato mortale colla Santuzza per giunta, glielo aveva detto don Giammaria sotto sigillo di confessione, ma ella se lo teneva nelle ciabatte, il sigillo della confessione, quando ci andava di mezzo la sua Barbara, — e ne disse tanti e tanti degli improperi, che la Longa e la cugina Anna dovettero chiudere la porta perché non udissero le ragazze; e mastro Turi suo marito, onde non restare indietro, sbraitava anche lui: — Se mi toccano la coda mi fanno fare qualche sproposito, benedetto Dio! Io non ho paura di don Michele, e di massaro Filippo, e di tutta la ciurma della Santuzza!
— State zitto! gli dava sulla voce comare Venera; non avete inteso che massaro Filippo non c'entra più colla Santuzza?
| |
Zuppidda Rosolina Mariangela Zuppidda Venera Zuppidda Mariangela Giammaria Santuzza Michele Santuzza Giammaria Barbara Longa Anna Turi Dio Michele Filippo Santuzza Venera Filippo Santuzza
|