— Eh! bella giustizia che certuni abbiano a rompersi la schiena contro i sassi, e degli altri stiano colla pancia al sole, a fumar la pipa, mentre gli uomini dovrebbero essere tutti fratelli, l'ha detto Gesù, il più gran rivoluzionario che ci sia stato, e i suoi preti al giorno d'oggi fanno i birri e le spie! Non lo sapevano che l'affare di don Michele colla Santuzza l'aveva scoperto don Giammaria, nella confessione?
— Altro che don Michele! La Santuzza ci ha massaro Filippo; e don Michele ronza sempre per la via del Nero, senza nessuna paura di comare Zuppidda e della sua conocchia! Lui ci ha la pistola.
— Tutte e due vi dico! Coteste che si confessano ogni domenica hanno il sacco grande da metterci i peccati; per questo la Santuzza porta la medaglia sul petto! per coprire le porcherie che ci stan sotto.
— Don Michele perde il tempo colla Zuppidda; il segretario ha detto che vuol farla cascare coi suoi piedi come una pera matura.
— Ma sì! Intanto don Michele si diverte colla Barbara, e con le altre che stanno nella via. — Lo so io — e ammiccava di soppiatto a 'Ntoni. — Non ha niente da fare, e ogni giorno ha i suoi quattro tarì di soldo.
— Quello che dico sempre! ripeteva lo speziale tirandosi la barba. — Tutto il sistema è così; pagar degli sfaccendati per non far niente, e farci le corna, a noi che li paghiamo! ecco che cos'è. Della gente che ha quattro tarì al giorno per stare a passeggiare sotto le finestre della Zuppidda; e don Giammaria che si pappa la lira al giorno per confessare la Santuzza, e sentire le porcherie che gli racconta; e don Silvestro che… so io! e mastro Cirino che è pagato per romperci gli stivali colle sue campane, ma i lumi poi non li accende, e si mette in tasca l'olio, ché lì, al municipio poi, ci son altre porcherie! in fede mia!
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