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      Piedipapera se lo sentiva sullo stomaco don Michele, dacché guardava cogli occhi torvi lui e Rocco Spatu e Cinghialenta quando li incontrava; perciò voleva levarselo davanti.
      Quelle povere Malavoglia erano arrivate al punto che andavano per le bocche di tutti, per colpa del fratello, tanto i Malavoglia erano caduti in bassa fortuna. Ora tutto il paese sapeva che don Michele passava e ripassava per la strada del Nero, onde far dispetto alla Zuppidda, la quale stava a guardia di sua figlia colla conocchia in mano. Intanto don Michele per non perdere i suoi passi, aveva gettato gli occhi su di Lia, la quale si era fatta una bella ragazza anche lei, e non aveva nessuno che le stesse a guardia, tranne la sorella che si faceva rossa per lei, e le diceva: — Rientriamo in casa, Lia. Sulla porta non ci stiamo bene ora che siamo orfane.
      Ma la Lia era vanerella peggio di suo fratello 'Ntoni, e le piaceva starsene sulla porta a far vedere il fazzoletto colle rose, che ognuno le diceva: — Come siete bella con quel fazzoletto, comare Lia! e don Michele se la mangiava cogli occhi.
      La povera Mena, mentre stava là sulla porta, ad aspettare il fratello che tornava a casa ubbriaco, si sentiva così stanca ed avvilita che le cascavano le braccia quando voleva tirare in casa la sorella, perché passava don Michele, e Lia le rispondeva: — Hai paura che mi mangi? Già, nessuno ne vuole di noi altri, ora che non abbiamo più niente. Non lo vedi come è andato a finire mio fratello, che non lo vogliono nemmeno i cani!


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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