La Santuzza allora cominciò a fare il diavolo, e rispondergli che era venuto apposta per farle fare peccati, mentre aveva l'ostia in bocca, e farle perdere la comunione. — Se non vi piace andatevene! gli diceva. Io non voglio dannarmi l'anima per voi; e non vi ho detto nulla quando ho saputo che correte dietro le donnacce come la Vespa e la Mangiacarrubbe, ora che sono malmaritate. Correte a trovarle, che ora ci hanno il truogolo in casa, e cercano il maiale. — Ma 'Ntoni giurava che non era vero, e a lui non gliene importava di queste cose; alle femmine non ci pensava più, e avrebbe potuto sputargli in faccia se lo vedeva parlare con un'altra donna.
— No, così non te lo levi dai piedi, ripeteva intanto lo zio Santoro. Non vedi come è attaccato al pane che ti mangia? Bisogna rompere la pentola per aggiustarla. Bisogna farlo mettere fuori a pedate. Massaro Filippo mi ha detto che il mosto non può tenerlo più nelle botti, e lo venderà ad altri se tu non fai la pace con don Michele, e non ti riesce di farlo entrare di contrabbando come prima! — E tornava a cercare massaro Filippo nella bottega di Pizzuto, tastando i muri col bastone. Sua figlia faceva la sdegnosa, protestando che non avrebbe mai piegato il capo a don Michele, dopo la partaccia che colui le aveva fatto. — Lascia fare a me che l'aggiusto io! assicurava lo zio Santoro. — Farò le cose con giudizio. Non ti lascerei fare la figura di tornare a leccare gli stivali a don Michele; sono tuo padre o no, santo Dio?
'Ntoni, dacché la Santuzza gli faceva degli sgarbi, bisognava che pensasse come pagare il pane che gli davano all'osteria, giacché a casa sua non osava comparire, e quei poveretti intanto pensavano a lui quando mangiavano la loro minestra senza appetito, come se anch'egli fosse morto, e non stendevano nemmeno la tovaglia, sparpagliati per la casa, colla scodella sulle ginocchia.
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