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      » e «il malo ferro se lo mangia la mola». Poveri diavoli!
      — La buona gente non ci si mette a quel mestiere! sbraitava la Vespa. — I guai li ha chi li cerca. Vedete chi ci si mette a queste cose? Chi non fa altro mestiere, ed è un malarnese, come Malavoglia, e il figlio della Locca! — Tutti dicevano di sì, che quando capita un figlio di quella fatta è meglio che gli caschi la casa addosso. La sola Locca, andava cercando suo figlio, e si piantava davanti alla caserma delle guardie, strepitando che glielo dessero, senza voler sentir ragione; e quando andava a seccare suo fratello Campana di legno, e si piantava sugli scalini del ballatoio per delle ore intere, coi capelli bianchi che svolazzavano, lo zio Crocifisso gli diceva: — La galera ce l'ho in casa! Vorrei esserci io al posto di tuo figlio! Cosa vuoi da me? Già il pane non te lo portava nemmeno lui!
      — La Locca ci guadagna! osservava don Silvestro. Ora che non ha più quel pretesto di averci chi la mantiene, la metteranno all'albergo dei poveri, e mangerà pasta e carne tutti i giorni. Se no resta a carico del comune.
      E come tornavano a concludere che «il malo ferro se lo mangia la mola», padron Fortunato soggiungeva:
      — È un buon affare anche per padron 'Ntoni. Credete che non gliene mangi dei soldi quel malarnese di suo nipote? Io lo so quel che vuol dire un figlio che vi fa questa riuscita! Ora glielo manterrà il re.
      Ma padron 'Ntoni invece di pensare a risparmiare quei soldi, adesso che il nipote non glieli mangiava più, seguitava a buttarglieli dietro, con avvocati e mangiacarte — quei soldi che costavano tanto, e che erano destinati alla casa del nespolo.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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