— Ora non abbiamo più bisogno della casa, né di nulla! — diceva egli col viso pallido come quello di 'Ntoni, quando l'avevano condotto in città fra gli sbirri, e tutto il paese era andato a vederlo colle mani legate e il fagotto delle camicie sotto il braccio, che glielo aveva portato piangendo Mena, di sera, quando nessuno poteva vederla. Il nonno era andato a cercare l'avvocato, quello delle chiacchiere, che adesso, dopo aver visto passare anche don Michele, mentre lo portavano all'ospedale, in carrozza, colla faccia gialla lui pure, e la montura sbottonata, il povero vecchio aveva paura, e non stava a cercare il pelo nell'uovo colle chiacchiere dell'avvocato, purché gli sciogliessero le mani a suo nipote e lo lasciassero tornare a casa; giacché gli pareva che 'Ntoni dopo quel terremoto dovesse tornare a casa e starsene sempre con loro, come quando era ragazzo.
Don Silvestro gli fece la carità d'andar con lui dall'avvocato, perché diceva che quando a un cristiano accade una disgrazia come quella dei Malavoglia, bisogna aiutare il prossimo colle mani e coi piedi, fosse pure un birbante da galera, e fare il possibile per levarlo di mano alla giustizia, per questo siamo cristiani e dobbiamo aiutare i nostri simili. L'avvocato, dopo che ebbe udito ogni cosa, e si fu raccapezzato per merito di don Silvestro, disse che era una bella causa, da buscarsi sicuro la galera, se non c'era lui, e si fregava le mani. Padron 'Ntoni diventava molle come un minchione al sentir parlare di galera; ma il dottor Scipione gli batteva sulla spalla, e gli diceva che non era dottore se non gliela faceva cavare con quattro o cinque anni di prigione.
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