L'avvocato continuava: — Potevano domandarlo un'altra volta alla Zuppidda, e a comare Venera, e a centomila testimoni, che don Michele se la intendeva con la Lia, la sorella di 'Ntoni Malavoglia, e ronzava là da quelle parti della strada del Nero tutte le sere per la ragazza. L'avevano visto anche quella notte della coltellata!
Allora padron 'Ntoni non udì più nulla, perché le orecchie gli si misero a zufolare, e vide per la prima volta 'Ntoni, il quale s'era alzato anche lui nella gabbia, e strappava il berretto colle mani, facendo certi occhi da spiritato, e voleva parlare, accennando col capo di no, di no! I vicini portarono via il vecchio, credendo che gli fosse venuto un accidente; e i carabinieri lo coricarono giusto nella camera dei testimoni, sul tavolaccio, e gli buttarono l'acqua sulla faccia. Più tardi, mentre lo facevano scendere per le scale, barcollante, reggendolo sotto le ascelle, la folla usciva anch'essa come una fiumana, e si sentiva dire: — L'hanno condannato ai ferri, per cinque anni. — In quel momento 'Ntoni usciva dall'altra porticina anche lui, pallido, in mezzo ai carabinieri, ammanettato come un Cristo.
La gnà Grazia si mise a correre verso il paese, e arrivò prima degli altri, con tanto di lingua fuori, perché la malanuova la porta l'uccello. Appena vide Lia la quale aspettava sull'uscio, come un'anima del purgatorio, le disse prendendole le mani, e tutta sottosopra anche lei.
— Cosa avete fatto, scellerata! che al giudice hanno detto che ve l'intendete con don Michele, e a vostro nonno gli è venuto un accidente!
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