Ognuno gli diceva la sua, e gli domandava cosa aspettasse colle spalle al muro, lì sotto il campanile, che pareva lo zio Crocifisso quando aspettava d'imprestare dei denari alla gente, seduto a ridosso delle barche tirate in secco, come se ci avesse in mare la paranza di padron Cipolla; e padron 'Ntoni rispondeva che aspettava la morte, la quale non voleva venire a prenderselo, perché «lo sfortunato ha i giorni lunghi». Della Lia nessuno parlava più in casa, nemmeno Sant'Agata, la quale se voleva sfogarsi andava a piangere di nascosto, davanti al lettuccio della mamma, quando in casa non c'era nessuno. Adesso la casa era grande come il mare, e ci si perdevano dentro. I denari se n'erano andati con 'Ntoni; Alessi era sempre lontano, per guadagnarsi il pane, di qua e di là; e la Nunziata faceva la carità di venire ad accendere il fuoco, quando la Mena doveva andare a prendere il nonno per mano, verso l'avemaria, come un bambino, perché di sera non ci vedeva più, peggio di una gallina.
Don Silvestro, e gli altri del paese, dicevano che Alessi avrebbe fatto meglio a mandare il nonno all'albergo dei poveri, ora che non era più buono a nulla; ma questa era la sola cosa che facesse paura al poveraccio. Ogni volta che la Mena andava a metterlo al sole, conducendolo per mano, e ci stava per tutta la giornata ad aspettare la morte, credeva che lo portassero all'albergo, talmente era diventato un cucco, e balbettava: — La morte non viene mai! — tanto che certuni andavano a chiedergli ridendo dove fosse arrivata.
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