Pagina (292/309)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Par fatto apposta per la porta di un'osteria, così cieco e rattrappito com'è. E dovreste pregare la Madonna che vi campi cent'anni. Già cosa vi costa?
      La Santuzza aveva ragione di baciare la medaglia; nessuno poteva dire nulla dei fatti suoi; dacché don Michele se n'era andato, massaro Filippo non si faceva veder più nemmeno lui, e la gente diceva che colui non sapeva stare senza l'aiuto di don Michele. Ora la moglie di Cinghialenta veniva di tanto in tanto a fare il diavolo davanti all'osteria, coi pugni sui fianchi, strillando che la Santuzza le rubava il marito, e perciò quando costui tornava a casa ella si buscava delle frustate colle redini della cavezza, dopo che Cinghialenta aveva venduto il mulo, e non sapeva più che farsene delle redini, che la notte i vicini non potevano chiuder occhio dalle grida.
      — Questo non va bene! diceva don Silvestro, la cavezza è fatta per il mulo. Compare Cinghialenta è un uomo grossolano. — Egli andava a dire queste cose quando c'era comare Venera la Zuppidda, la quale dopo che la leva si portava via i giovanotti del paese, aveva finito per addomesticarsi un po' con lui.
      — Ognuno sa gli affari di casa sua, rispondeva la Zuppidda; — se lo dite per ciò che vanno predicando le male lingue, che io metto le mani addosso a mio marito, vi rispondo che non sapete un corno, tuttoché sapete di lettera. Del resto ognuno in casa sua fa quel che gli pare e piace. Il padrone è mio marito.
      — Tu lasciali dire, — rispondeva suo marito. — Poi lo sanno che se vengono a toccarmi il naso ne faccio tonnina!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





Madonna Santuzza Michele Filippo Michele Cinghialenta Santuzza Cinghialenta Silvestro Cinghialenta Venera Zuppidda Zuppidda