Fui contento, ma non lasciò di farmi specie la confidenza di trattarmi col voi avendo io anche la chiave di ciambellano, mi accostai al conte Arconati, e gli chiesi s'egli fosse pure dal ministro trattato col voi, e inteso che ebbi questo essere il suo linguaggio con noi Milanesi, posi il cuore in pace.
Il giorno dopo questa presentazione, mi portai a casa del maresciallo Neiperg, il quale essendo presidente del Consiglio di guerra, è il mio superiore. L'accoglienza cortese della sera precedente mi determinò a farlo volentieri. Mi feci annunziare, nome, cognome, patria e qualità. Fui accolto. Era a sedere solo in una sala. Faccio una profonda riverenza, egli non si scuote, ma mi interroga: - Chi è lei? - Sono il tale, rispondo. - Che rango ha? - Sono capitano. - Di che reggimento? - Del reggimento Clerici. - Cosa vuole? - Niente, fuor che fare un atto di rispetto con Vostra Signoria. - Il marchese Clerici cosa fa? - Dei cattivi contratti, rispondo. - Perché dei cattivi contratti? - Perché ha speso a Roma centomila scudi per riportare due cadaveri. Questa mia risposta l'ha fatto smontare ed è entrato a schiarire cosa fossero i due cadaveri, io gli spiegai che il nuovo papa gli ha fatto il solito dono destinato alli ambasciatori cesarei, cioè, due corpi santi, i quali gli sono costati assai cari; dopo qualche discreto tempo sono partito contento di me medesimo. Veramente l'accoglienza è stata strana dopo l'accaduto della sera precedente, e dopo essermi fatto annunziare. Ma qui un italiano avvezzo all'officiosità e alla società delicata bisogna che deponga il pensiero né d'essere inteso se adopera modi gentili, né di riceverne.
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