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      - Mi ringraziò della mia ufficiosità, e immediatamente ordinò ad un generale aiutante che mi venisse assegnato il quartiere. Ecco svanita la mia inquietudine ed ottenuto il fine propostomi. V'assicuro che questo mi ha veramente allargato il cuore, pensando che niente avrò più a che fare con quei signori del reggimento, mezzo italiani e mezzo intedescati, che hanno i difetti delle due nazioni. Avevo premura di conoscere il mio quartiere e collocarvi la roba mia che avevo lasciato sul prato col postiglione. L'aiutante generale adunque scrisse un ordine al colonnello quartier maestro, in cui venivagli comandato d'assegnarmi un quartiere per essere io fissato al quartier generale. Questa cedola fu consegnata ad un sergente d'ordinanza, col quale mi venne voglia d'incamminarmi per disbrigare più presto il mio affare. Intesi che il colonnello quartier maestro era discosto quasi una mezz'ora di cammino, ma non m'increbbe, e giuntovi dissi al sergente che gli presentasse la cedola e gli dicesse che ero venuto per visitarlo; mi fece poi entrare. Stavasi il colonnello a sedere col cappello in testa nella casa d'un villano ove alloggiava, e appena cavatosi il cappello se lo ripose e mi chiese chi ero, poi di qual reggimento, poi voleva il mio rango; alla terza interrogazione tanto incivile, alla quale lasciava che io rispondessi in piedi e scoperto, mentre egli non si era mosso dal suo sito, risposi ponendomi il cappello e sedendo. - Signore, non sono venuto per subire l'interrogatorio.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82