Hoc tantum scio me nihil scire. Se coll'andare avanti la scena muterà ve ne avviserò, e di buon grado mi ritratterò, sempre però vi communicherò i sentimenti che mi occupano.
Il signor maresciallo mi ha fa tutte le graziosità, m'ha fatto avvisare che per me sempre vi è luogo alla sua tavola; io vi vado di tempo in tempo per farmi vedere, ma mi piace pranzare colla roba mia. È accaduto che volendomi collocare alla seconda tavola, ove però vi sono gli ufficiali dello stato maggiore, sono stato tolto di là e collocato alla prima dal maresciallo istesso. Osservo che m'indirizza sempre qualche parola; sono contentissimo di questo signore, che non so come da taluni siasi creduto altiero.
Un generale m'ha lodato il mio tabacco di Spagna ed esagerava che a nessun prezzo se ne può qui trovare. Gli feci avere al suo quartiere un barattolo di due libbre. Mi ha ringraziato; in seguito non mi salutò più. Prima che io doni l'altro barattolo, me lo sapranno dire! D'inezie ne abbiamo sin che se ne vuole: vi sono merciai all'alloggio del comandante che vendono tutte le più inutili galanterie del lusso; ma se volete un paio di stivali, un cappello, del panno per servirti, un paio di guanti, ecc., non si trovano. Si vive del resto da veri cappuccini, non vedo una donna, giacché non darò questo nome alle orribili figure di quelle che vengono insieme all'armata coi vivandieri. Credo anzi che la più bella e fresca giovane in venti giorni che vivesse con noi, diventerebbe deforme dal sole, dalla polve, dagli stenti, e dal dormire vestita, oltre poi la rogna e qualche insetto che acquisterebbe.
| |
Spagna
|