È tenente, e tenente nel più miserabile reggimento dell'armata, il suo nome è Lloyd, non ha ancora trent'anni, è d'una singolare penetrazione d'ingegno, d'una serie di cognizioni che sorprende, uomo pieno di coraggio, deciso, umano, generoso, non finirei di dirvi la stima, l'ammirazione e l'amicizia che ho per lui. Vi dirò come egli è all'armata. È nato nella contea di Galles, da giovane uscì dalla sua patria disgustato d'un tutore che aveva sposata la vedova sua madre; non credo che sia né ricco, né molto nobile. Da ragazzo passò a Berlino, s'innamorò d'una ballerina, ebbe guai e se ne partì venendo a Venezia. I debiti che vi contrasse e ai quali non poteva soddisfare lo posero in situazione assai triste, e i Gesuiti lo cavarono d'intrigo tacitando i suoi creditori, poi lo mandarono a Roma nel Collegio Inglese, ove s'abbandonò allo studio. Terminato il corso, non volendo egli farsi gesuita come avrebbero desiderato, ritornò a Venezia raccomandato all'ambasciatore di Spagna, che gli si affezionò, e di lui si prevalse come secretario, poi, per fargli una fortuna, lo mandò in Spagna raccomandandolo al marchese de Las Minas, governatore della Catalogna. Visse in Barcellona assai bene col marchese, che, non potendogli dare un impiego se non nel militare, lo appoggiò a Madrid al signor Watt, secretario di gabinetto del re cattolico. Ivi lavorò, si guadagnò la grazia del ministro, che lo lusingava volerlo spedire secretario d'ambasciata, ma passarono due occasioni e Lloyd si vide preferito; non volle più sperare alla Corte, ritornò a Barcellona, e dal marchese de Las Minas, che lo stimava, ottenne di essere ufficiale negli ingegneri militari.
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