Mi son trovato in mezzo alle nostre batterie di cannoni e quelle dei nemici. La curiosità mi spinse ad accostarmi verso il villaggio di Benewitz, che se ne disputavano il possesso una banda di Prussiani e dei nostri; a mezza strada cominciò a sentirsi lo scoppio alle spalle del nostro cannone; dopo un momento si sentì di contro la risposta e il muggito delle palle sulla mia testa, la musica rinforzava d'ambe le parti, e ingenuamente vi dico che niente mi piaceva. Quel rumore della palla di cannone ha del ferale, e bisogna ch'io faccia uno sforzo per resistervi, ma erano con me altri ufficiali; incontrammo il generale O'Donnel, che disse: - Costoro ci hanno preso di mira. - Il vicendevole impegno ci ha tenuti tutti fermi e tranquilli, sebbene continuasse vivamente la musica. Io solo ho saputo che avevo assai timore, ma intanto distribuivo tabacco, e il capitano Castelli, aiutante di O'Donnel, ne prese e mi parlò, credo che allora avesse tanto pensiero di sé che nemmeno dopo gli potei far risovvenire d'avermi parlato. Bel bello il generale s'incammina verso i nostri, e tutti noi lo seguimmo con eguale gravità sotto il continuo muggito di queste palle, che credo non passassero lontane. Un movimento naturale mi avrebbe costretto ogni volta a piegarmi sul collo del cavallo; ma la brama dell'opinione mi faceva star ritto come un palo. Quando ne fui fuori, dopo un buon quarto d'ora di questa faccenda, v'assicuro che mi trovai ben contento. Mi direte perché mi vado esponendo così alla ventura, sebbene non lo debba fare che in seguito al maresciallo; vi rispondo che l'occasione porta di essere in compagnia, e quando uno propone d'andare per curiosità, non mai bisogna farsi desiderare; non vorrei che per essere io più civile e ragionevole di costoro, mi credessero di minor coraggio, la mia cortesia nasce da scelta educazione e da principii, non da timidezza.
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