Eccovi il secreto. Il maggiore del mio reggimento comanda un distaccamento di granatieri, quando il maresciallo cerca il mio cannocchiale che è eccellente e quasi sempre lo cerca per osservare il nemico, il maggiore cerca di formarsi un crocchio con un cannocchiale di Venezia di cinque o sei paoli, e pare un saltimbanco cercando di screditare il mio in confronto del suo. Vedete che vendetta! Fatto sì è che nessuno degli ufficiali del reggimento vedonsi al quartier generale, non osano mostrarsi e vivono nel loro covile, annoiatissimi fra gli annoiati, sapendo nulla di ciò che accade e non conosciuti da alcuno. Il bel mestiere che avrei fatto, se non otteneva di essere collocato dove sono! Il quartier generale è veramente la Corte dell'armata. Credo che l'accoglienza fattami dal colonnello, e la bella cortesia del maggiore siano state eccitate dal maresciallo Clerici; egli è di carattere ad ordire simile ricevimento, per qual ragione poi due uomini ai quali non aveva fatto alcun dispiacere, e che mi vedevano per la prima volta di mia vita, dovevano usarmi ostilità? Fra costoro del reggimento non ho veduto che un solo il quale mi è parso ragionevole, ed è il tenente colonnello Lombardi, egli vi è addetto e da poco tempo. Difficilmente m'indurrò a vivere in così disgustosa società. Ho già scritto ad un amico di casa per vedere se mi vorranno assistere per le altre campagne, sulla risposta prenderò le mie misure. Il marchese Clerici, mio cugino, quando partii mi raccomandò vivamente di scrivergli nuove.
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