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      Il reggimento Clerici aveva perduto le tende, che l'inimico gli aveva tolte, e perciò s'era collocato in Meissen. Nel ritirarsi verso Dresda, una delle nostre colonne attraversava Meissen. Il reggimento Clerici era schierato sulla piazza ed aveva ordine di marciare dopo il tale reggimento. Poi doveva venirgli dietro la cavalleria.
      Un reggimento di cavalleria appostato fuori dalle porte di Meissen, che riceveva qualche colpo di fucile dalle truppe leggere nemiche, non volle sapere d'aspettare, e s'inoltrò nella città; Clerici non riescì a metterlo in ordine, sì che dovette incamminarsi l'ultimo, col nemico vicino. In fine se ne uscirono lasciando, sia per paura o per smemoratezza, i loro cannoni in Meissen. Per caso il maresciallo li vide, osservò che mancavano i cannoni, ne chiese al colonnello, il quale in quel momento aveva meno imperio di quello che aveva mostrato al mio ricevimento, rispose scioccamente. Non ho mai veduto il maresciallo Daun sulle furie se non in quel punto; deciso gli disse che andasse a riprendere i cannoni, e se non li conduceva ne avrebbe risposto colla sua testa. Il giorno dopo vidi giungere all'anticamera del maresciallo il tenente colonnello Lombardi, e fu la prima volta che vidi uno del reggimento Clerici in quel luogo. Il signor duca di Braganza lo conosceva, gli si avvicinò incoraggiandolo. Il Lombardi, stato leggermente ferito in una mano, aveva riacquistati i cannoni; col mezzo del signor duca poté avvicinarsi al maresciallo, che al sentire il nome Clerici avvampò in volto, e sebbene il buon Lombardi non ne avesse colpa, fu bruscamente ricevuto, ed in pubblico intesi che gli replicò che aveva tutti i torti il colonnello, che non aveva fatto il suo dovere.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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