meno varie volte ho dovuto soffrire l'odio nazionale. Una mattina singolarmente volevo prima di giorno essere al quartiere del maresciallo per unirmi alla marcia. Posto tutto in ordine, vedo una nebbia che non ne ho visto di simile; figuratevi che stando a cavallo non si vedeva il terreno in nessuna guisa. I fuochi dell'armata mi facevano l'effetto come d'un'aurora all'orizzonte senza distinguerli, quantunque fossero vicini. Ho regalato, pregato, accarezzato il villano perché mi guidasse, egli mi ha condotto pochi passi fuori di casa, poi ho avuto bello a chiamarlo, promettergli nuovi regali, rimasi isolato, ascoltando la voce de'miei domestici senza vederli, ed avrei avuto bisogno di una bussola per non dare con la testa del cavallo nella casa. Dovetti aspettare sui quattro piedi del cavallo che spuntasse il giorno, e allora si diradò la nebbia, che pareva quella di Mosé in Egitto. ma già la mia è troppo lunga, vi abbraccio.
Dresda, 2 gennaio, 1760.
Sono già quarantasei giorni che me ne sto in Dresda alloggiato dal mio calvinista, che è il più buon uomo del mondo. Non pare allevato in questa città, è rigido nell'osservanza del costume. Sua moglie, i suoi figli pregano più volte al giorno. Domani lo abbandono, e parto dall'armata per Vienna, giacché i miei parenti non sono disposti lasciarmi fare un'altra campagna. Prima però d'abbandonare Dresda ho altre cose da scrivervi. A proposito dunque del mio traiteur, l'ho pregato di condurmi domenica scorsa alla sua chiesa, ed ei lo fece.
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