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      Quasi tutte le idee mie hanno cominciato coll'essere idee semplici e particolari, poi coll'occasione di esaminare oggetti reali accozzate, disputate, contraddette si sono andate componendo, e le generali idee sono emanate poi dopo una lunga combinazione di elementi conosciuti. Questo metodo non ha il merito certamente di essere il più breve nè il meno penoso, ma a lui solo credo di essere debitore della onorevole accoglienza che è stata fatta a questa serie d'idee le quali le trovo vere e riducibili ad esecuzione anche oggidì come le trovai dieci anni fa nel pubblicarle la prima volta. Vorrei essere collocato fra gli autori buoni; ma ambisco ancora di più l'essere conosciuto un buon Cittadino. Felice quel Popolo da cui comunemente fi ragiona della Virtù, e le di cui dispute familiari hanno per oggetto i mezzi che producono la felicità dello Stato.
     
     
      INTRODUZIONE.
     
      La sensibilità dell'uomo, il grande arcano, al quale è stata ridotta come a generale principio ogni azione della fisica sopra di noi, si divide, e scompone in due elementi, e sono amor del piacere e fuga del dolore: tale almeno è la comune opinione degli uomini pensatori e maestri. Ognuno conosce e sente quanta influenza abbiano il piacere e il dolore nel determinare le azioni umane; la speranza, il desiderio, il bisogno del primo; il timore, lo spavento, l'orrore del secondo, danno il moto a tutte le nostre passioni. Tutti gli amatori delle belle arti sanno, che il loro scopo parimente è il piacere, col quale allettano altrui a ben accogliere e l'utile, e il vero.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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