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      Se nel momento, in cui mi si annunzia la morte di un mio dolcissimo amico, io potessi essere certo, che dopo brevi istanti la di lui memoria non esisterà più nel mio animo, nè più mi risovverrò di averlo conosciuto; se avessi, dico, questa certezza, il mio dolore sarebbe semplicemente la compassione del male altrui; sentimento, il quale preso isolato fors'anco non consiste che nel fremito di alcune parti unisone della nostra sensibilità. Quel che cagiona la desolazione, e lo squallore ov'io piombo, si è che in quel momento prevedo quante volte avrò d'avanti agli occhi l'immagine della perdita fatta; sento in quel momento la trista solitudine, che mi si apre davanti, e il paragone che ne farò col bene avuto, nelle mie afflizioni non avrò più un fedele compagno, a cui senza timore manifestarmi, e riceverne consiglio, e assistenza; negli avvenimenti felici non vedrò più quella gioja dell'amicizia che moltiplica la felicità, comunicandola. Dove trovare chi s'interessi meco ne' delirj della mia immaginazione, e che per uniformità di genio avendo meco comune la curiosità di scoprire il vero, mi accompagni; dove troverò più un essere tanto grato, tanto sensibile, che mi consolava ad ogni atto di amicizia che io usassi seco, dolce di carattere, robustissimo nella onestà, attivo, discreto, nobile? Così mi vado col pensiero spignendo sulla serie delle dolorose sensazioni che mi aspettano, e su quel primo momento contemporaneamente pesando tutt'i momenti del dolor preveduto, resto immerso nella più crudele amarezza.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308