Un dolore morale de' più sublimi nella sfera degli umani sarà quello che sente un cuor nobile e generoso, qualora per disgrazia o acciecato da una violenta passione, ovvero per inavvertenza abbia mancato di gratitudine a un virtuoso suo benefattore. Analizziamo i sentimenti dolorosi che lo affliggono. Egli teme il disprezzo, o almeno la diminuzione di stima degli uomini, e confusamente nell'avvenire scorrendo, se ne anticipa i mali; egli diffida di sè medesimo, e sente la probabilità accresciuta di poter di nuovo in avvenire coprirsi di simili macchie, e sempre più veder diminuita l'opinione dei buoni; ei prevede che per quanto sia generoso il suo benefattore, non potrà in avvenire stare in sua presenza così tranquillo e sereno, come vi stava in prima. Tutta questa nebbia gli offusca la serie delle sensazioni che si vede avanti, e quand'anche sul momento non le analizzi a sè medesimo, ma confusamente col solo vocabolo di rimorso annunzi il dolor che soffre, quest'è pure un semplice timore delle sensazioni avvenire.
Tutte le applicazioni, che ho fatte di questo principio, le quali se avessi a riferirle, darebbero troppa uniformità, e tedio, ricadono costantemente al medesimo risultato, che tutt'i piaceri e dolori morali nascono dalla speranza e dal timore.
Tutti i piaceri morali, che nascono dalla stessa umana virtù, altro non sono che uno spignimento dell'animo nostro nell'avvenire, antivedendo le sensazioni piacevoli che aspettiamo. Abbiamo un illustre cittadino in Italia, il quale essendo sovrano tranquillo della sua patria, preferì la raffinata ambizione di vivere immortale nella gratitudine e memoria de' suoi, alla volgare di comandare agli uomini nel corso della sua vita: rinunziò la sovranità, ristabilì la repubblica, si fece suddito delle leggi, subordinato ai giudici.
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