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      Il senso morale che si acquista se non allor quando col seguito d'una lunga serie di sensazioni accumulatasi una folla d'idee, giugne l'uomo a conoscere la successione di diversi modi di esistere, onde si sviluppano nell'animo i due risultati speranza, e timore. Sinchè ciò non si è fatto coll'opera del tempo, l'uomo altre sensazioni non potrà avere, come dissi, se non che le fisiche, le quali sono modi di esistere isolati, prodotti dalla momentanea passività degli organi, bastante ad eccitare il movimento dell'animo.
      In fatti, se attentamente esamineremo lo sviluppamento, che per gradi fa l'animo d'un fanciullo, vedremo che la vergogna, la compassione, il pentimento, come l'ambizione, l'invidia, l'avidità, l'entusiasmo, i germi insomma delle virtù, e dei vizj, col lungo tratto di tempo soltanto, e dopo aver fatto un grande ammasso d'idee, si vedono schiudere e sviluppare. Di che il profondo Giovanni Locke trovò già una felice dimostrazione.
     
     
      §. III.
      Il piacere morale è sempre preceduto da un dolore.
     
      Dunque il piacer morale nasce dalla speranza. Cos'è speranza? Ella è la probabilità di esistere meglio di quello che ora esisto. Dunque speranza suppone mancanza sentita d'un bene. Dunque suppone un male attuale, un difetto alla nostra felicità. Dunque non posso avere un piacere morale se non supponendomi previamente un male; che tale debb'essere un difetto, una mancanza sentita alla mia felicità.
      Analizziamo tranquillamente le sensazioni d'un sovrano; esso pare agli occhi d'ognuno il centro de' piaceri, e conseguentemente a chi ricerca di scoprir l'indole de' piaceri è un oggetto particolarmente degno di osservazione.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





Giovanni Locke