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      Un sovrano al primo ascendere che fa sul trono, e singolarmente un elettivo, il quale colla sua educazione non si poteva aspettare il regno, può essere lusingato dagli atti esterni di omaggio, perchè ciascuno di essi gli annunzia, e gli ricorda ch'egli è veramente sovrano nel tempo, in cui non ancora abituato per una lunga serie di sensazioni a persuadersi pienamente d'esser tale, ha sempre nei ripostiglj del cuore un resto di dubbio sulla sua nuova condizione, ed ogni atto, che annienti questo dubbio è sempre un grado, che si aggiunge alla speranza dei beni, ch'ei vede uniti alla sovranità; ma tanto è lontano che questi invidiati omaggi possano piacere, acquistata che ne sia l'abitudine, che anzi io credo che ogni sovrano, quando potesse essere certo che il popolo fosse per venerarlo e ubbidirlo senza l'esterno apparato, che percuota i sensi, volentieri se ne spoglierebbe. Ogni illuminato sovrano, quando conosca che l'uomo, al quale parla, veramente lo onora e rispetta, ed è pronto a ubbidire, sommamente si compiace, se altronde lo vede libero e ingenuo manifestargli i suoi sentimenti; e talora si rallegra e gode, se essendo egli mal conosciuto, taluno lo tratti con popolare dimestichezza, e con eguaglianza da uomo a uomo.
      Per lo contrario gli uomini ambiziosi posti in dignità meno sicure, e delle quali il potere sia più soggetto alle instabili vicende di fortuna, sono assai più animati nel difendere i contrassegni esterni di onore convenienti alla lor carica, perchè la lor condizione è precaria e dipendente dal beneplacito sovrano.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308