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      O si esamini adunque l'uomo in privata condizione, ovvero si esamini ne' pubblici impieghi, sempre si verifica che il piacere morale non va mai disgiunto dalla cessazione d'un dolor morale; giacchè, come si è detto, piacer morale è sempre accompagnato dalla speranza di esistere meglio di quello che ora esistiamo. Dunque prima che nasca il piacere morale, dobbiamo sentire un difetto; una cosa, che manca al nostro ben essere, è sentire un difetto alla nostra felicità, è una sensazione spiacevole e dolorosa; dunque il piacer morale è sempre accompagnato dalla cessazione di un male, giacchè quand'anche sia tenue la speranza, ed ella non diminuisca se non di pochi gradi la sensazione disgustosa, che portiam con noi, quella quantità diminuita è altrettanto male che cessa, alla quale quantità è paragonabile il piacer morale.
     
     
      §. IV.
      Il piacere morale non è altro che una rapida cessazione di dolore.
     
      Nè perciò abbiamo ancora trovata la vera definizione del piacer morale; perchè sebbene il piacer morale sia sempre accompagnato dalla cessazion del dolore, che presuppone, non però ogni cessazion di dolore produce un piacer morale. Sia per esempio: un cuore sensibile ama teneramente la virtuosa sua sposa; la dolce abitudine di convivere, la uniformità di sentimenti, la bontà del suo carattere, tutto fa che in lei ritrovi la felicità de' suoi giorni: una feroce malattia sopravviene alla sposa, e la precipita ai confini della morte. Facile è lo immaginarsi quale strazio crudelissimo soffre il cuore dello sposo; ognuno accorderà che questo sia uno de' più violenti dolori morali.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308