Un'altra difficoltà incontra l'uomo per uniformare ai dettami della tranquilla ragione tutt'i suoi sentimenti, ed è questa, che difficilmente possiamo noi stessi ritrovar l'origine e la genesi di molti de' sentimenti nostri: è come un fiume di cui propriamente non sai indicare qual sia la prima sorgente, poichè lo formano mille piccoli, divisi, e lontani ruscelletti, i quali si frammischiano col discendere; così i sentimenti sono conseguenze di tante, e sì varie, e sì mischiate idee in tempi diversi, e successivamente avute, si chè la mente umana si smarrisce e si perde rintracciando i capi di tanti piccolissimi e intralciatissimi fili che ordiscono la massa d'una passione; e come d'un fiume non puoi toccare con sicurezza il punto onde comincia, così nemmeno esattamente puoi toccare il più delle volte l'idea primordiale, da cui nasce un sentimento.
Se però nè tutt'i dolori morali, nè la maggior parte di essi è sperabile di prevenirli coll'uso della sola umana ragione, ella è però cosa certa che varj possono da quella essere scemati, come dissi. L'uomo selvaggio ha pochissimi dolori morali; l'uomo incivilito ne acquista in gran copia; l'uomo, che perfeziona l'incivilimento addestrando la sua ragione, e applicandola alle azioni della vita costantemente quanto si può, torna, riguardo ai dolori morali, ad accostarsi al selvaggio. Così quale nelle scienze dall'ignoranza si comincia, e all'ignoranza si ritorna, passata che siasi la mediocrità; tale nella coltura si parte dalla tranquillità, si va al tumulto, e da quello progredendo si avvicina di nuovo alla tranquillità.
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