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      §. VI.
      Sviluppamento della teoria dei piaceri, e dei dolori morali.
     
      Sinchč un uomo perņ č capace dei due sentimenti motori, timore, e speranza, č soggetto ai dolori, ed ai piaceri morali. Questo modo di sentire, assente l'oggetto esterno, č un fenomeno, che dipende interamente da quell'ignota parte di noi, che chiamasi memoria, parte di me, che agisce sopra di me, che tien luogo di oggetto esterno, che da sč eccita moti e passioni, che essendo io paziente, opera in me, mio malgrado talvolta, e forma essa sola quel me, quell'io, che consiste nella coscienza delle mie idee; quest'enigma della mia propria essenza tanto umiliante, questa memoria č la produttrice di ogni mio piacere, o dolor morale, poichč non si danno questi se non per la speranza, o pel timore; nč speranza, o timore senza idee dei beni, e dei mali; nč queste senza averli provati e risovvenirsene.
      Come mai, quando la fantasia ci rende presente l'aspetto de' mali futuri e ci agita il timore, nasce in noi la sensazion del dolore? Questo č un mistero, che l'autore dell'universo non ha conceduto all'uomo di penetrare. La cagione delle sensazioni nostre č talmente oscura che l'ingegno dispera di rintracciarla giammai. Quando un ferro rovente a caso si accosti alle mie membra, risento un dolor fisico: so che allora ivi si lacera, e si scompone la mia macchina, so che risento dolore; ma qual relazione abbiano questa lacerazione, e questo scompaginamento colla mia sensazione del dolore, non lo so. Se non intendo questa relazione, se non distinguo gli anelli di quella catena, che unisce la fisica lacerazione colla sensazione dolorosa, quantunque una delle due estremitą sia da me conosciuta, come mai spererņ di conoscere e distinguere gli anelli di quell'altra catena, che comincia dall'immagine presentata dalla memoria, e termina alla sensazione?


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicitą; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308