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      In questo secondo caso non conosco nè l'una, nè l'altra delle due estremità. Forse la memoria quando è vivacissima, e chiamasi fantasia, cagiona una irritazione nelle parti più interne della mia macchina. Il pallore, l'ansietà del respiro, il precipitoso battere delle arterie, il tremore delle membra, la torbidezza dello sguardo, che accompagnano la sola viva apprensione del male senza alcuna fisica azione esterna attuale, possono far credere probabilmente uno scompaginamento interno prodotto da quella stessa facoltà di ricordarci, che è la sorgente della maggior parte de' beni, come de' mali della vita. Ma in questa materia non si può cautamente ragionare se non col forse.
      Dirà taluno, è vero che ogni piacer morale consiste nella rapida cessazion del dolore; ma egualmente potrà dirsi che ogni dolor morale consiste nella rapida cessazion di un piacere. Ma a ciò rispondo, che una simile generazione reciproca non si può dare; e per conoscere che ciò non si può, basti il riflettere che se ciò fosse, non potrebbe l'uomo cominciar mai a sentire nè piacere, nè dolor morale; altrimenti la prima delle due sensazioni di questo genere sarebbe e non sarebbe la prima in questa ipotesi, il che è un assurdo. Eccone la prova. Dopo il momento in cui l'uomo ha ricevuto la vita, vi deve essere un primo piacer morale, e un primo dolor morale. Supponiamo noi che la prima di queste due sensazioni sia un piacere? Se questo consiste nella rapida cessazione di un dolore, è stato preceduto dunque da un dolore; dunque al sensazion del piacere non è stata la prima.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308