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      Ogni piacer morale, che si gode, suppone una quantità uguale per lo meno di dolore, che si è sofferto; sin qui potrebbero essere bilanciate le due quantità. Ma tutt'i dolori, che non terminano rapidamente, sono una quantità di male, che nella sensibilità umana non trova compenso, ed in ogni uomo si danno delle sensazioni dolorose, che cedono lentamente. Dunque se è vera la definizione già data al piacer morale, di necessità deve l'uomo più soffrire che godere nella serie delle sensazioni morali.
      Un'altra conseguenza scaturisce da questo principio, ed è che non può l'uomo sentire due piaceri morali contigui, se il primo almeno non è frammisto a qualche porzion di dolore; poiche il secondo piacere consistendo nella cessazion rapida di un dolore, forz'è che questo coesistesse col piacer primo. Quindi due piaceri perfetti di seguito nella serie delle sensazioni morali saranno impossibili a darsi, ma necessariamente dovrà interporvisi un dolore, la di cui rapida cessazione cagioni il secondo; ed ecco perchè la felicità vera e depurata da ogni male non possa fisicamente essere uno stato durevole nell'uomo nemmen per poco, ma appena per brevissimi intervalli ne vegga dei lampi per ripiombare ben tosto nel desiderio animatore di riaccostarsi a quella seducente immagine, di cui sollecito e ansante va in cerca durante lo spazio della sua vita. È una verità malinconica, ma egualmente costante, che l'uomo può essere occupato da un seguito non interrotto di dolori, e discendere per lungo tratto di tempo verso la infelicità senz'altro limite che la stupidità, o la morte; perchè uno scompaginamento, una lacerazione, una distensione ne' nostri organi non esclude una successiva nuova lacerazione, scompaginamento, e distensione: laddove sebbene possa succedere a un piacer frammisto con molto dolore una nuova cessazione rapida di altra parte di dolore, e così un piacere meno amareggiato, sin tanto che si giunga a un momento di felicità; questa scala però nell'ascendere non può essere tanto lunga, quanto lo è quella della discesa.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308