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      Talvolta l'uomo anche senza avvedersene risveglia in sè medesimo delle sensazioni inquietissime e penosissime unicamente per sentirle rapidamente cessare. Forse l'uso di quella polve caustica, che sogliamo fiutare; forse l'uso che alcuni fanno masticando un'erba disgustosa e sozzamente preparata; forse l'abituazione a riempirsi la bocca col fumo d'un vegetabile stimolante, l'uso della senape nelle vivande, e simili, sono stati introdotti per questo principio. Molti uomini protraggono il passeggio, o il ballo sino alla stanchezza per sentirla rapidamente cessare adagiandosi. Questa classe di piaceri procuratisi da noi colla volontaria creazione d'un previo dolore, non sono tanto circoscritti, quanto sembrerebbe al primo aspetto.
      Se dunque tutt'i piaceri morali, e una gran parte dei piaceri fisici consistono nella rapida cessazion di dolore, la probabilità, l'analogia ci portano a credere che generalmente tutte le sensazioni piacevoli consistano in una rapida cessazion di dolore. Quello che più d'ogni altra cosa mi persuade, si è il riflettere che molte volte l'uomo ha dei dolori; ma avendo essi la lor sede in qualche parte dell'organizzazione meno esattamente sensibile, soffre bensì, ma non sempre sa render conto a sè stesso del principio che lo fa soffrire, e dalla cessazione rapida di quel dolore innominato ne nascon dei piaceri, dei quali la sorgente esattamente non si conosce. In prova di ciò si rifletta ai diversi nostri modi di sentire. Le parti del nostro corpo più abituate al tatto quando sieno offese da qualche corpo estrinseco, danno una sensazione decisa, per cui ci accorgiamo precisamente della azione che si fa sopra di noi.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308