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      Le parti per lo contrario meno abituate al tatto, quando vengono esposte all'azione di un corpo estraneo, ci producono una sensazione più muta e incerta; e sebben distinguiamo se sia dolorosa, o piacevole, non però finitamente conosciamo qual precisa azione si faccia sopra di noi. Per esempio: se alla parte interna delle dita un corpo mi cagionerà dolore, io distinguerò esattamente se sia per troppo freddo, o troppo caldo, se tagliente, se pungente; distinguerò se il dolore, che soffro, venga da pressione, da division di parti, da lacerazione, ec. Ma se la medesima azione si farà sopra un piede, ovvero sopra un braccio, parti meno esercitate al tatto, l'uomo sentirà un dolore, ma esattamente non saprà se vengagli fatta pressione, o lacerazione ec. Progredendo in questo esame io trovo che le parti interne della nostra organizzazione sono sensibili alle azioni dei corpi, che possono ferirle, lacerarle, o irritarle: ma essendo esse più di rado toccate, ancora più muta e indecisa ne risulta la sensazione. Un dolor di capo suppone certamente qualche irritazione interna sugli organi; ma qual è il punto preciso che duole? Il dolore è egli una puntura? È egli una distensione? È egli una pressione? Nol so. Duole il capo, l'uomo sta male, ma precisamente non può nominare il luogo, il punto, in cui succede lo sconcerto. I dolori alle viscere sono dell'istessa natura: vagamente si può dire presso a poco in questo spazio sento il dolore; ma non se ne può con precisione indicare il luogo, o la qualità dell'azione che ci fa soffrire.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308