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      Un giovane ufficiale francese giugne all'armata, va al quartier generale per presentarsi al maresciallo di Villars, francamente attraversa la folla, e ad alta voce chiama: dov'è Villars? Il maresciallo offeso da questa famigliarità indecente, dite almeno il signor di Villars, gli soggiugne: al che l'ufficiale: non ho mai inteso dire il signor Alessandro, il signor Cesare. Il maresciallo a una lode così impensata, al paragone tanto consolante per la sua gloria fra i più gran capitani dell'antichità, e lui, dovette sentire un piacere tanto più grande, quanto più rapida fu la cessazion del dolore. In mezzo al senato di Roma convocato davanti a Tiberio, s'alza liberamente un Romano, e apostrofando l'imperatore, così comincia a parlare: Cesare, tu sei l'uomo più ingiusto che viva sulla terra: figuriamoci quai sentimenti si svegliarono ne' cuori a quest'esordio: que' senatori tanto bassamente avviliti, che Tiberio stesso li chiamava un gregge di schiavi, quegli uomini già al colmo della corruzione avranno paventato un supplizio in pena d'aver ascoltato; Tiberio doveva fremere..... ma proseguì il Romano: sì, il più ingiusto, perchè dipendendo la salute pubblica dalla tua, dimentichi affatto la propria conservazione, e tutto consacrato alla felicità, alla gloria di Roma, impieghi per lei quelle cure che pur dovresti riserbare in parte a te stesso per rendere più diuturna la beatitudine del tuo impero, ed esauditi i nostri voti. Il modo più insinuante per lusingar l'amor proprio degli uomini si è appunto soggiugnendo la lode a qualche puntura, perchè la prima cagiona dolore, e ci fa credere d'esser poco curati in quel momento da chi ci parla; sopravviene impensatamente l'encomio, e rapidamente cessa la sensazion dolorosa, e la sorpresa fa che più intensamente ci occupiamo della dolce idea non preveduta.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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