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      Un negoziante è impaziente perchè tarda a giugnere la nave, che ha il carico delle sue merci; la dilazione lo ha reso inquieto, e già dubita di qualche sciagura. Mentre egli sta in casa tristamente occupato delle conseguenze che teme, un suo amico vede entrare salva la nave in porto. Corre a casa del negoziante, simula d'aver la tristezza in volto, entra a discorrergli della sua nave, finge una relazione avutasi d'una burrasca e d'un naufragio, indica alcune circostanze sul luogo, sulla bandiera, sulla qualità della nave. Il negoziante si agita, teme, gli pesa addosso in quel momento tutta la serie dei mali che prevede in conseguenza. L'amico lo riduce a quel punto, e gli dà la novella che la nave è felicemente giunta; così cagiona nell'animo del suo amico una gioja assai più vivace, quanto è stata maggiore la quantità del dolore, che ha fatto rapidamente cessare.
     
     
     
      §. X.
      Come l'uomo giudichi nella scelta fra i dolori, e fra i piaceri.
     
      Nel calcolo dei piaceri, e dei dolori l'uomo valuta più l'intensione che non la durata. Esattamente calcolando un dolore, che si esprimesse della forza d'un grado durando dieci minuti, dovrebbe considerarsi uguale a un dolore, che avesse dieci gradi di forza; ma durasse un sol minuto. Eppure nella scelta l'uomo si determinerà piuttosto per la minor intensione di quello che per la minore durata, e crederà men male il dolore d'un grado benchè duri dieci minuti. Osserviamo ciò che accade sul Monsenis allorchè è coperto di neve, e che vi si discende rapidissimamente sopra di un traino mosso dalla sola gravità per il gran pendio della montagna.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





Monsenis