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      Moltissimi viaggiatori finita la discesa, e passato il monte vogliono nuovamente affrontare il tedio, il pericolo, lo stento di rampicarvisi nuovamente a piedi sino alla sommità per provare un'altra volta il piacer di discendervi con quella rapidità, che non la cede al volo degli uccelli. Questa è l'immagine fedele della maniera, colla quale calcola l'uomo sul punto della propria sensibilità. Egli affronterà un dolore spontaneamente, purchè la di lui intensione non sia grande, quand'anche ei debba nella total quantità riuscir grande per la sua durata, e l'affronterà ogni qualvolta ei debba rapidamente cessare, dal che ne ottiene un piacere.
      La maggior parte delle debolezze, e delle apparenti inconseguenze dell'uomo nasce appunto da questo principio, che più resta colpito dall'intensione dei piaceri, e dei dolori, di quel ch'ei non lo sia dalla durata; sebbene la quantità assoluta, per essere ben calcolata dovrebbe desumersi dal prodotto dell'una per l'altra. Ma quando di due sensazioni dolorose una è da soffrirsi tutta in un colpo, e l'uomo nel momento immediato prevede tutto il grado d'infelicità in cui piomba, preferisce l'altra sensazione, di cui la parte, che se gli presenta, è men dolorosa per il momento consecutivo, e senza esattamente trascorrerla sino al fine col di lui sguardo la sceglie con ribrezzo minore. La vita è una serie di momenti; la parte, che è nostra, è il momento attuale; tutto il restante avvenire è una mera probabilità tanto più forte, quanto il tempo avvenire è più vicino al momento attuale.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308