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      Incapaci di passioni grandi, incapaci di vigor d'animo, languiscono nella imbecillità; si sottraggono al mordace sentimento del poco valor proprio col sonno, co' liquori assopitivi, col giuoco, colla lettura, o colla compagnia, che avidamente e senza scelta ricercano, e a ciò vengono spinti da quel tedio abituale, in cui restano immersi, abbandonati a loro stessi. Questi vedon gli oggetti come a traverso la nebbia, e non potendo spignere lo sguardo molto addentro, valutano nella loro scelta piuttosto la superficie di quel lato che lor si presenta, anzi che la massa; quindi omettendo quasi del tutto la durata, giudicano delle sensazioni quasi interamente sulla pura intensione momentanea.
      Un minor numero d'uomini in vece ha l'immaginazione fatta per modo che un fantasma vincitore s'impadronisce della loro sensibilità, e il restante delle loro idee resta inconsiderato, e in disordine, mentre quel fantasma è rappresentato con vivissimo colorito, e con esatti contorni. Questi hanno per loro carattere l'immaginazione, l'entusiasmo, l'elevazione; i voli più arditi non si vedono che in questi uomini. Essi però si sottodividono in due specie. Gli uni sono costantemente occupati da una idea prepotente, la quale ostinatamente tengono sempre di mira: uomini capaci di grandi cose, perchè esercitano un'azione energica assiduamente prolungata per lungo spazio. Se il fantasma, che gli occupa, è conforme al bene del genere umano, sono eroi: se contrario, sono illustri scellerati: se è incoerente, sono pazzi.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308