Pagina (69/308)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      L'appetito del cibo o della bevanda non lo potrebbe movere, perchè conviengli prima aver provato i dolori della fame, e della sete; indifferente riuscirà ogni sapore a chi non ha potuto prima sentirne mai il bisogno. L'odore parimenti d'una rosa o d'un gelsomino farà la più indifferente sensazione in quest'uomo, se pure farà sensazione, di che ne dubito, perchè i sensi nostri si vanno educando colla società, modificando coll'uso, e artificiosamente snaturando per modo che moltissime volte l'uomo colto crede di provare o piacere, o dolore, e s'inganna sedotto dall'abituazione di vedere associate ad un oggetto le espressioni del piacere, ad altro quelle del dolore; di che fra poco tornerò a trattare. Lo stesso dirò di ogni suono musicale, il quale se non giugne alla scossa dolorosa, non darà sensazione all'uomo immaginato; e lo dico pure dell'amore anche fisico, ch'ei non può sentire se non provò prima le dolorose inquietudini che lo fanno nascere in noi; e così ogni oggetto si presenterà alla di lui vista indifferentemente, a meno che non lo addolori; ed ogni giacitura o tatto del suo corpo sarà di nessun effetto, ammeno che non lo addolori, ovvero non si trovi già lasso e addolorato dalla situazione in cui giaceva. L'essenza adunque della sensibilità importa di cominciare col dolore, perchè o l'azione sopra i nostri organi è dolorosa, ovvero è un rimedio alla dolorosa organizzazione, ovvero è azione inefficace, indifferente, e nulla: il dolore è una azione, il piacere è una rapida cessazione di essa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308