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      Con ciò l'uomo è riposto a vivere in mezzo ai dolori.
      Io non dirò che il dolore per sè sia un bene, dirò bensì che il bene nasce dal male, la sterilità produce l'abbondanza, la povertà fa nascere la ricchezza, i bisogni cocenti affinano l'ingegno, la somma ingiustizia fa nascere il coraggio, in una parola il dolore è il principio motore di tutto l'uman genere; egli è cagione di tutti i movimenti dell'uomo, che senza di lui sarebbe un animale inerte e stupido, e perirebbe poco dopo di esser nato; egli ci spinge alla fatica del lavoro de' campi, ci guida a creare e perfezionare i mestieri, c'insegna a pensare, crea le scienze, fa immaginare le arti e le raffina; a lui siamo in una parola debitori di tutto, perchè dalla eterna sapienza ci è stato collocato intorno, acciocchè fosse il principio che desse vita, anima, e azione all'uomo. Appena nati trascorrono poche ore, e il dolore della sete sveglia l'assopito bambino, gli insegna a trangugiare il latte, poi dà moto alla sua lingua, alle sue mascelle, e gl'insegna a succhiarlo; senza il dolore non si ciberebbe, e la morte sarebbe assai vicina al nascimento. Poi cade nella passiva indifferenza e dorme; non più sarebbe richiamato alla vita, se il dolore non lo scuotesse; noi stessi, adulti che siamo non ci svegliamo mai spontaneamente dal sonno; comunemente il dolore, cagionato dalla lunga pressione sulle parti sulle quali stiamo giacendo, è quello che ci desta; in fatti la prima azione, che facciamo allo svegliarci, si è un moto che cambi la nostra giacitura, e distendiamo i muscoli, che per quello spazio di tempo rimasero raggruppati; talvolta un affannoso sogno dolorosamente agitando la nostra immaginazione, ci desta: il sonno condurrebbe naturalmente alla morte se non vi s'intrapponesse il dolore.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308