Se uno sconcerto accade nella nostra macchina, il dolore è quello che ci avvisa, e ci scuote a ripararlo; senza del dolore, il ferro, il fuoco, gli altri esseri consumerebbero le nostre membra prima che ce ne avvedessimo. L'uomo, se non soffrisse dolore, apparirebbe alla luce per una brevissima vegetazione, che lasciandolo svenire privo d'alimento, lo piegherebbe poco dopo alla morte. Se l'uomo non avesse sofferto il dolore del caldo, del freddo, della umidità, e delle malattie, non avrebbe mai cominciato a formarsi delle capanne, poi delle case, nè a tessere per riparare il suo corpo. Se il dolore della fame non l'avesse spinto, non mai si sarebbe dato alla caccia, alla vita pastorale, indi alla coltivazione della terra. Fatti questi primi passi, sarebbesi l'uomo limitato a queste arti, ed alle adjutrici; ma la naturale fecondità della specie moltiplicò i dolori, e la ricerca de' mezzi per sedarli; e nacque l'industria, che dopo essersi esercitata in rapine, dovette passare a stabilire le proprietà; e poscia i pochi, che poterono profittare del moto altrui, risparmiarono il dolore della fatica, e si rifugiarono in quello stato di quiete e di torpore, che è lo stato naturale dell'uomo mancante di dolori. I ricchi poi e viventi col moto della classe dei coltivatori e degli artigiani, liberati dai dolori primigeni della fame, della sete e delle stagioni, nell'ozio divennero sensibili più delicatamente; e quindi incominciando a provar dolore nella ruvidezza del vestito, nell'ambiente dell'albergo, nella durezza del letto, cominciarono ad esigere dagli artigiani esattezza maggiore, e così gradatamente i dolori, che nuovamente si andarono creando colla mollezza della vita, portarono l'uman genere ai primi passi verso della coltura.
| |
|