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      Ma per allontanarci dal pericolo di desiderare la ricchezza è ugualmente necessario il fare un uso moderato e un prudente riparto de' beni nostri. La spensieratezza nella privata economia porta con se la ingiustizia verso i nostri creditori, il cambiamento sempre in peggio della condizione nostra, la diminuzione annua de' comodi ai quali siamo abituati e alla fine ci conduce a un cocentissimo desiderio di que' vantaggi che godevamo ed abbiamo scioperatamente perduti; la memoria del passato fatto, la vista della inopia attuale, e durevole fanno un contrasto desolante a segno che piombiamo talvolta nell'avvilimento, e da quello quasi lusingandoci d'un ritorno allo stato primiero siamo disgraziatamente spinti talora fino al delitto. Se il prodigo avrà famiglia facilmente ognuno comprenderà con qual piacere possa egli contemplare la sposa alla quale non può somministrare il decente corredo, i teneri figli abbandonati nella educazione e degradati dalla condizione a cui avevano dritto di aspirare. Sia anche solo e libero il dissipatore, a misura che va egli invecchiando cioè a misura che crescono i bisogni de' comodi, i mezzi vanno diminuendosi, scompajono colle ricchezze i falsi amici, trovasi isolato e in preda all'amarezza ed all'abbandono. I pochi piaceri divorati frettolosamente nella gioventù non pesano nè bilanciano i lunghi rammarichi che rimangono a soffrire negli ultimi anni. Se l'uomo vi riflettesse non accetterebbe certamente mai di fare un tal cambio. Ma nei più la mente è priva delle nozioni più interessanti per la felicità, le passioni nacquero, il momento presente, il capriccio attuale occupano soli la mente, e nemmeno di volo si getta uno sguardo sull'avvenire.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308