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      Questi o si comprano, o si conquistano, ovvero si rendono indifferenti con una vita oscura ma conforme alle leggi. I Romani dacchè la virtù repubblicana era svanita si vendevano, e a preferenza davano i loro suffragi a chi più lautamente sapeva comprarli con cene pubbliche, largizioni, spettacoli, combattimenti di fiere, gladiatori, e simili piaceri gratuitamente accordati. Così seppero coprire la loro tirannìa anche i primi Cesari e fiancheggiati dalla plebe sazia e lieta, impunemente annientavano gli ottimati e li depredavano obbedendo così al timore, alla vendetta, ed alla avidità propria col concedere alla fame popolare le spoglie in parte della preda. Non vi sono oggi nell'Europa di sì grandiose compre e vendite, perchè non vi è nazione che possa paragonarsi a Roma ne' tempi di sua grandezza; non è però abolito l'uso di comprare più in piccolo i suffragi del popolo anche a denaro, e ciò non potendo accadere nelle Monarchie ove il popolo nulla può dare se non la buona fama, forza è il cercarne le memorie negli Stati ove a' suffragi pubblici si facciano le elezioni alle Magistrature. Le ricchezze servono a comprarci un suffragio di breve periodo ammeno che non sianvi i mezzi per rinnovare questi periodi istessi, siccome l'avevano i primi Imperadori, e saranno impiegate opportunamente qualora con esse acquistiamo dei beni superiori alla perdita che facciamo. Comunemente però i suffragi degli uomini si sogliono comprare facendo che essi generalmente acquistino una ferma opinione favorevole di noi, della virtù, bontà, e ragionevolezza nostra.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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