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      Ma se la voce della virtù rimbomba sul mio cuore, se le azioni nobili, eroiche, benefiche fanno stillare dalle mie palpebre un dolce pianto, se l'abbominazione e la viltà mi eccitano un vivo sdegno e ribrezzo, dirò allora, sono capace di virtù, sono un uomo, e posso innalzarmi alle belle azioni. L'amor proprio non può sedurmi, perchè si tratta di un fatto. Per giudicare poi delle forze del mio ingegno io vedrò se le opere di que' primi Maestri che onorano la nostra specie mi siano intelligibili, esaminerò se nel mio cuore vi sia una calda stima per gli uomini di merito, e con ciò avrò la misura della elevazione della mia mente. Il contrassegno più sicuro di ogni altro per conoscere se valghiamo è la sensibilità e l'entusiasmo per il merito altrui; nessun grande uomo ha mai avuta gelosia o invidia del sapere altrui, questo pusillanime rannicchiamento del cuore è figlio della incertezza del nostro merito e suppone un'anima volgare.
      Nelle opere di eleganza e di gusto è necessario il ricorrere alla opinione altrui, perchè le leggi e le regole sono poco precise, e il riuscire dipende dalle opinioni, dai tempi, e dai luoghi. Io non cercherò ad un altro uomo se questo che io scrivo sia vero o falso, se sia dettato dalla virtù, ovvero dal mal animo; cercherò bensì dalla opinione di uomini colti e onesti se la verità e la virtù nel mio scritto sieno annunziate con chiarezza, con facilità, con ordine, con varietà, con ornamento, perchè questo risguarda l'impressione che deve fare uno scritto sugli animi altrui di cui non posso avere certezza anticipatamente entro di me medesimo.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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