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      Questa compassione de' mali altrui non si trova che languidissima, sì in coloro che hanno avuto poche occasioni di soffrire, come in quelli che fortissime e frequentissime ne ebbero. Le fibbre perdono la loro sensìbilità egualmente o nel letargo, o nell'abuso delle ripetute sensazioni. Se un uomo giovane, ricco, amabile, educato fra gli agi, vivente fralle ridenti dissipazioni vedrà un pallido padre di numerosa famiglia, lacero, abbattuto dal dolore, mancante di mezzi per dar pane agli affamati e languenti figli, leggermente lo scaccerà come importuno, non già per orgoglio nè per avarizia, ma perchè non ha idea del dolore che soffre quel misero. Lo stesso compassionevole oggetto presentato a uno schiavo che da più anni vive a un remo, nessuna emozione cagionerà, perchè la sensibilità dello schiavo è stata incallita dai mali proprj. La squisita sensibilità che rende le anime delicate e raffinate nel sentimento, sarà massima in coloro, che avendo idea dei mali e provatili per qualche tempo, innamorati delle attrattive della virtù, avvezzi a rendersi conto de' sentimenti non abbiano l'animo intorpidito da assoluta mancanza di passioni, nè assorbito da una passìone violenta che annienti ogni altro movimento.
      Le infermità, la tristezza, le paffioni, le debolezze inerenti alla nostra costituzione diversificano per modo i varj momenti della vita, che se non abbiamo chi ci consoli, chi ci consigli, e chi perfino talvolta pensi in vece nostra, siamo abbandonati alla desolazione, e come isolati, e smarriti in uno squallido deserto esposti non di rado a farci dei mali talvolta irreparabili: ecco la fonte dell'amicizia, nome sacro, e venerabile, troppo profanamente adoperato da ogni classe di persone.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308