S'invecchia la Grecia, sorge Roma, e il vigoroso genio conquistatore innalbera le Aquile Latine, e si strascinano al Campidoglio i Re incatenati dell'ammollita Grecia, dell'Asia, e di molta parte di Europa. Passa la robusta virilità dall'Italia al Settentrione, ed escono dalle nere foreste dell'Orsa le generazioni di uomini, che dall'Eusino e dalla Germania invadendo il Romano Impero, tutto distruggono, niente sostituiscono; lottano con altri barbari; poi indeboliti a poco a poco per la sicurezza i loro imperj vengono anch'essi dagli Arabi e dai Franchi soggiogati e distrutti. L'urto possente e ripetuto delle nazioni finalmente le infranse, e si spaccarono in molte piccole suddivisioni bilanciate dal reciproco potere, e gli Europei, ne' quali il cambiamento non aveva del tutto cancellato il bisogno di occuparsi di oggetti grandi e turbolenti, corsero a migliaja a cercarli perfino nell'Asia minore. Questa furiosa tempesta andò per gradi calmandosi, e meno spumanti ed elevati ne divennero i flutti, quindi per molte generazioni indebolendosi e la memoria delle cose passate, e la educazione, comparve agli occhi degli Europei inciviliti barbaro lo stato de' loro padri. Le forti passioni della gloria, e della sicurezza della nazione si ecclissarono; il lusso e la mollezza riposero sul trono i tiranni, e sulla faccia della terra gli schiavi. Le nazioni cessarono allora d'esistere per loro stesse, e divennero un mero patrimonio de' Principi, i quali col Gius Feudale ne regalavano porzione agli amici.
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