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      Anzi nessun altro partito resta da prendersi per le società già formate se non se quello di portarsi alla perfezione ed al massimo incivilimento con ottime leggi, ottimi costumi, e con ogni genere di coltura, addestrando la ragione e l'industria, ed affrettando i progressi della verità fugando le opinioni a lei contrarie, e rendendo comune l'uso di essa ai cittadini in quante azioni della vita si può.
      Ho accennato, che tutte le società sono in moto, e lo furono; ho dato una rapida corsa sul fato delle società europee; non per ciò ho inteso di fissare il limite delle vicende generalmente delle umane società; al mio intento basta soltanto d'indicare quello che interessa noi medesimi. Se poi nell'Asia, che forse in origine fu la patria antica anche di noi, l'indole del clima rende gli uomini più spossati, e capaci soltanto di conservare uno stato forzoso e violento per periodi più brevi; se ivi i governi dispotici antichissimamente instituiti, e fino al dì d'oggi mantenuti, altre vicende non soffersero, se non il cambiamento del Despota; se i costumi, le opinioni, i vestiti che da noi cambiano, ivi immobilmente durano per lunga serie di generazioni, ciò non contraddice alla storia d'Europa, e unicamente confermerà la opinione della influenza massima del clima sul genere umano: ma da noi, sia effetto della maggiore robustezza, sia quello della irritabilità e inquietudine maggiore, credo che non sarebbe possibile il contenere lungamente una nazione in uno stato somigliante a questi della Persia, della Cina, o del Giappone.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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