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      Tali sono quando uno Stato non produca del superfluo nel genere che si proibisce. Dico adunque che il necessario alla interna consumazione non può mai uscire da uno Stato dove la natura sola diriga il Commercio, poichè nessun venditore ricuserà di cedere la sua merce al compratore nazionale, che senza ritardo o pericolo gliela paga, per fare la spesa di trasportarla all'estero, correre il rischio del deperimento nella condotta, e differire in oltre a riceverne il prezzo. Il comprator nazionale avrà poi sempre la preferenza anche nel prezzo, poichè l'estero dovrà pagare tanto di più quanto costano le spese e il pericolo del trasporto, le gabelle imposte sull'uscita, e il ritardo al pagamento, ed ecco l'argine che conterrà sempre nello Stato la quantità proporzionata all'interno bisogno, e ve la conterrà a un prezzo sempre minore di quello a cui dovranno pagarla i forestieri.
      Le proibizioni all'uscita sono adunque ostacoli alla libera espansione dell'industria: sono di più una facile sorgente di corruzione, che tale si è sempre una legge arbitraria, per cui sia interesse di molti Cittadini il vederla o derogata parzialmente, o delusa.
     
     
     
      §. IX.
      Della libertà del Commercio de' Grani
     
      Siami permesso il trattenermi sopra una parte di quest'oggetto, cioè sulla libertà del Commercio de' Grani, sulla quale la comune opinione degli autori non ha per anco potuto superare la timidezza di molti. L'argomento è interessante, e le ragioni che son per dire, credo che abbiano della forza. Due mali si temono dalla libertà del Commercio de' Grani.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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