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      Si dirà forse che il Grano è una merce più preziosa di ogni altra. Si osservi però ch'ella lo è tanto per noi quanto per gli esteri, onde aggiugnendo eguali quantità da una parte e dall'altra, le relazioni fra noi e gli esteri rimarranno precisamente quali sono in ogni altra merce meno preziosa.
      Il necessario fisico non può uscir mai da uno Stato, che abbia la libertà del Commercio, perchè dovunque vi è concorrenza non vi possono essere monipolisti. L'interesse di ogni Cittadino veglia sopra le usurpazioni di ogni Cittadino, e tanti a gara si affollano a partecipare dell'utile, che resta sempre diviso questo sul numero maggiore possibile; da che ne viene, che quei grandiosi ammassi, i quali si vedono nei paesi vincolati, sono fisicamente impossibili a farsi ne' paesi liberi. Se dunque uscirà la merce dal paese libero, uscirà in molte e replicate partite, uscirà per gradi; e a misura che le ricerche si accresceranno gradatamente si alzerà il prezzo, perchè niente di clandestino può ivi succedere dove l'attività di ogni uomo abbia lo stimolo dell'utile a invigilare sulle usurpazioni altrui. Ne' mercati apertamente si faranno i contratti, e così s'alzerà di tanto il prezzo interno della merce, che all'estero non converrà più di comprarla, e la natura delle cose da se medesima avrà interdetta l'uscita al primo accostarsi del pericolo che uscisse più del superfluo. In fatti l'estero dovrà sempre pagare la nostra merce quello che la paghiam noi, più il trasporto e il tributo all'uscita; più il pericolo e il ritardo del pagamento.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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