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      Il conoscimento di queste verità ci porta a dedurne per conseguenza che il valore del denaro non dipende dalla assoluta quantità che ne possede uno Stato, ma bensì dalla proporzione, che vi è fra i venditori ai compratori interni nello Stato. Altra conseguenza sarà che quanto sarà maggior il moto della circolazione entro uno stato, ossia quanto sarà maggiore il numero e la quantità delle merci vendibili, e maggiore il numero de' contratti, tanto, tutto il resto uguale, i prezzi si ridurranno al minimo grado possibile. Finalmente sarà una conseguenza di ciò il dire che in questo Stato in cui i prezzi sono minori, la proporzione fra i venditori e i compratori è maggiore di quello ch'ella sia, tutto il resto uguale, nello Stato che abbia più cari i prezzi.
      Si osservi che la ricchezza d'una nazione non si misura tanto per l'assoluta quantità de' beni che possede, quanto per la proporzione che passa fra di essa e le nazioni che l'attorniano, e commerciano con lei. La ricchezza acquistata adunque colle miniere farà la metà meno effetto nella ricchezza nazionale di quello che sarebbe una egual somma venuta per il Commercio, essendo che quest'ultima sarebbe una quantità accresciuta alla nazione, e diminuita ad un altro stato, lo che importa doppia quantità nella proporzione fra li due stati.
     
     
     
      §. XIV.
      Degl'Interessi del Denaro
     
      Il denaro dunque essendo abbondante e univerfalmente diffuso in uno Stato arricchito per il fermento dell'industria, ne accaderà che molti cercheranno o di accomodarlo, ovvero di convertirlo in un fondo stabilmente fruttifero; poichè la custodia del denaro è sempre un peso che pochissimi soffrono tranquillamente per il timore di perderlo; e in un paese industrioso sentendosi tutto il pregio del denaro, e tutta la utilità di renderlo fruttifero, non si soffrirà di lasciare per dappocaggine ozioso quel fondo come si fa ne' paesi più torpidi e che hanno troppa sproporzione nella divisione delle fortune.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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