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      Il frutto del denaro sono gl'interessi, il frutto delle terre sono le derrate, ribassandosi un frutto l'altro debbe livellarvisi, poichè tanti concorreranno all'impiego dei due più utile, finchè sieno di utilità uguale. Possono adunque valere di più le terre, e non accrescersi perciò il prezzo delle derrate.
      Seconda conseguenza di aver abbassati gl'interessi del denaro si è la bonificazione che fassi alle terre della nazione, stendendosi la coltura sopra delle pianure che prima erano trascurate, accrescendosi le piantazioni utili, ricevendone nuova vita tutte le arti, colle quali s'ottiene dal suolo la maggiore annua riproduzione, al che conduce il non trovare nei mutui l'interesse più alto; ed ecco come l'abbondanza medesima della merce universale, posta che sia in circolazione, e scarsamente, ricompensata negli oziosi depositi dei banchi, produca un effetto opposto a quello che a primo aspetto sembra dover produrre, cioè, in vece di alzare i prezzi delle cose, tende a ribassarli, e a condurre all'abbondanza pubblica, e alla massima riproduzione annua. Tali sono gli effetti ch'ella produce quando sia entrata in una nazione in conseguenza dell'industria universale.
      La terza conseguenza che nasce dai piccoli interessi del denaro si è la facilità di fare delle più grandi intraprese sia nel Commercio, sia nella agricoltura, essendo che con maggiore facilità ritroverassi o dal terriere, o dal manofattore il denaro ad imprestito per azioni più ardite, per modo che dall'utile di esse comodamente potrà scontare l'annuo frutto corrispondente al debito, donde ne deriva sempre maggiore aumento, e sfogo all'eccedente annua riproduzione.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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